Il riassorbimento esterno

Il riassorbimento esterno
Il paziente quasi non si accorge che il suo dente ha cambiato colore, e che magari anche la gengiva che lo circonda sta cambiando aspetto. E anche per il dentista la diagnosi non è facile.
Il riassorbimento esterno è una patologia silente ed aggressiva che corrode i tessuti duri componenti della radice dentaria, con un meccanismo simile ai fenomeni di rigetto dei trapianti. Non si è ancora identificata la causa reale, ma lo si rileva spesso su denti che hanno subito un trauma, anche remoto.
Il dente interessato diventa quasi rosa ed un esame radiografico conferma il vuoto che caratterizza la lesione.
La terapia è basata idealmente su come mantenere il dente; sono possibili vari livelli di intervento in base alla gravità della lesione:
- terapia riparativa esterna; si interviene con una piccola incisione per esporre l’area del problema, e dopo una detersione accurata del difetto applicare un biomateriale di sigillo
- terapia riparativa esterna dopo terapia endodontica; lo stesso intervento di cui sopra ma, in caso di lesione profonda fino al nervo, si esegue amche la devitalizzazione
- estrazione e reimpianto intenzionale del proprio elemento dentale; nuovi protocolli attuali propongono il tentativo in extremis, per denti irrecuperabili, di riapplicare il dente estratto dopo averlo “riparato” fuori dal cavo orale. La predicibilità di questa tecnica è ancora in fase di documentazione ma i primi risultati sembrano confortanti.
- estrazione e sostituzione con impianto in titanio.
"Comunicazione sanitaria informativa ai sensi della legge 145/2018 (comma 525) curata dallo Studio Dentistico Dr. Agata Lavinia Malara (direttore sanitario dr. Agata Lavinia Malara, odontoiatra, Albo RC 535)"